Storia

I Grigioni occuparono la Valtellina nel 1512, mentre l’esistenza di Scarpatetti come contrada è attestata almeno a partire dal 1318-25.
In quegli anni infatti, per difendere la città dagli attacchi di Franchino Rusca, signore di Como, venne costruito un muro (del quale ogni tanto affiorano dei resti) e anche Scarpatetti dovette contribuire alla sua realizzazione.
Non è quindi facile stabilire se il termine Scarpatetti sia davvero da attribuire ad una famiglia grigione con questo nome.
In quei secoli il territorio di Sondrio era diviso in quadre. C’era la quadra (o squadra) dei Nobili (della quale facevano parte i nobili e, successivamente anche gli artigiani), la quadra della Piazza (della quale facevano parte Scarpatetti e le frazioni di Colda e Ponchiera), la quadra di Maioni (con Maioni, Mossini, Ronchi, Gualtieri, Arquino e Caparè), la quadra del Dosso (con Marzi, Sondrini, ora S. Anna, Gualzi, Colombera e Bassola), la quadra di Triangia (con Moroni, Pradella, Triangia e Ligari) e da ultimo c’era la grande quadra che raggruppava tutte le comunità della Valmalenco.
Le quadre, attraverso i capifamiglia, eleggevano poi i rappresentanti del Consiglio Comunale, il Decano (o Podestà) ed i rappresentanti al Consiglio di Terziere.

Piazzetta Quadrivio la fontana e macelleria Del Zoppo
Piazzetta Quadrivio la fontana e macelleria Del Zoppo

Molti conoscono la via Scarpatetti a Sondrio: alcuni perché è caratteristica, altri perché ci vanno a passeggio quando non sanno che fare, altri ancora perché ci passano per andare al lavoro al “Convitto” o nei vicini uffici.
Ma ci sono anche quelli che conoscono Scarpatetti perché lì ci abitano: naturalmente per loro non esiste luogo più bello. E’ una cosa che viene da dentro e non li lascia mai.
Vanno in Argentina, emigrano in Australia o in Canada, partono per il Brasile o per l’Arabia; ma poi tornano e vi raccontano che questo è il luogo che sognano. Perché le radici le hanno messe qui e le radici, si sa, non si muovono.
E’ un piccolo mondo staccato dalla città a tal punto che, quando la gente va a fare la spesa, dice di scendere a Sondrio.
Un tempo, quando si risaliva la via, superate le due “gallerie”, si incontrava sulla sinistra il murunèe. Non un gelso qualunque, ma un vecchissimo gelso bianco, con il tronco diviso a metà dal peso degli anni, che difendeva con i denti e le unghie il suo piccolo spazio. La gente che passava, con la pietà che si deve ai vecchi, aspettava la fine dell’Inverno per vedere se il gelso avrebbe ripreso a vivere e lui, tenace come la roccia dentro la quale aveva conficcato le sue radici, non li deludeva mai.

Antonio Boscacci