I vincitori della xx edizione

In un riconfermato successo si è conclusa anche questa edizione di ScarpatettiArte; moltissimi i visitatori che si sono fatti coinvolgere ed emozionare dalle suggestioni che solo questa manifestazione sa regalare. 
Arte, musica, laboratori, mostre e come ogni anno una giuria che ha espresso il proprio voto decretando i vincitori della XX edizione.

VINCITORI

Primo premio
MANUELA DORSA (Samedan – Svizzera)
L’opera, site specific, si inserisce nello spazio voltato della Corte trasformandola in quinta teatrale, che viene occupata in punta di piedi. I corpi sui veli hanno un tratto sinuoso, in cui il ricamo a filo suggerisce l’eterea polverosità del carboncino. L’indagine sul movimento si sviluppa su piani visuali differenti e sovrapposti, evocando un delicato dinamismo dove lo spazio e il tempo sembrano confondersi. 
Pochissimi elementi scenici e un tratto di filo, uniti alla presenza del vento che muove i tessuti velati, sono gli ingredienti minimali per un racconto dalla grande capacità evocativa.

Secondo premio
RICKY BORDONI (Sondrio – Italia)
Bianco come il fuoco: il ciclo di vita, morte e rinascita messo su carta da Ricky Bordoni ha la forza dell’essenzialità del rapporto con il materiale naturale. Dalla combustione viene il segno scuro, che nel processo di realizzazione è affidato alla corteccia combusta di una betulla. Tracce di distruzione e tracce di bellezza estatica convivono generando nuovi e inusuali paesaggi, quasi alchemico risultato della ricerca di un assoluto di purezza. 
Coraggiosa la scelta della proposta nel contesto generalista della rassegna.

Terzo premio
LUCA ZANTA (Padova – Italia)
La produzione, eterogenea, denota una costante ricerca tecnica, che approda a una poetica delineata. Zanta conosce i linguaggi della grafica digitale, riuscendo ad interpretarli con tratto personale, partendo da immagini fotografiche sulle quali interviene sovrapponendo memorie e suggestioni stratificate, anche con l’uso consapevole dello stencil.
Il materiale povero di supporto crea un’interessante antinomia con i soggetti rappresentati, valorizzando l’opera.

MENZIONI SPECIALI
Istituto Comprensivo Visconti Venosta di Grosio
Carlo Murgolo (Circolo Fotografico)
Maria Sole Albertini

PREMIO “AMICO DI SCARPATETTI ARTE”
Cristina Napoli e Giovanni Trimani

Ricordiamo che anche i vincitori di questa edizione avranno la possibilità di esporre nella mostra ‘Anime di Scarpatetti’, la personale che ogni anno, una settimana prima di ScarpatettiArte, viene dedicata ai vincitori dell’edizione precedente.

Ma i concorsi a cui gli artisti potevano aderire erano ben due quest’anno: tutti i partecipanti a ScarpatettiArte, infatti, potevano scegliere di iscriversi anche al concorso ‘Immagina l’Affido’ organizzato e proposto dal Centro Affidi provinciale della Cooperativa Sociale Ippogrifo e vinto da Maria Sole Albertini.

GIURIA:

assessore alla Cultura Marina Cotelli, illustratrice Ilaria De Monti, grafico Simone Ronzio, architetto Daniele Vanotti,  docente di storia dell’arte Loredana Pellegrini e rappresentante di Scarpatetti Luca Balgera – 

Pernottamento

Aggiornamento dell’ultima ora, sono disponibili, anche se in numero limitato, le stanze al convitto. 

Per gli artisti che arrivano da fuori provincia, la possibilità di pernottare la notte di sabato 15 luglio alla modica cifra di 15 euro, presso il convitto Piazzi.

Il convitto è una struttura praticamente “sopra” il rione Scarpatetti, munito di comodo parcheggio, le stanze sono singole, e il bagno in comune.

Potete prenotare mandando una mail a info@scarpatettiarte.it specificando il nome dell’artista, il pagamento può essere effettuato anche sabato al momento dell’accettazione.

IMPORTANTE DA RICORDARE

Per motivi organizzativi è consigliabile prendere possesso della camera entro le ore 12 di sabato;  sarà possibile la permanenza nelle stanze del Convitto dalle ore 20,00 di sabato – alle ore 8,00 di domenica mattina (orario del custode notturno) al di fuori di tali orari il Convitto sarà chiuso.

Tra strada e museo: sappiamo riconoscere il valore dell’arte?

Guardatelo: questo video racconta un fatto curioso, gira in rete e finisce anche nella selezione video di repubblica.it. Ecco di che si tratta: una stampa che si può comprare da Ikea a 10 euro viene portata all’interno di un museo olandese e mostrata ai visitatori, che la osservano con interesse, si lanciano in spericolati commenti sulla sua qualità artistica e le assegnano un valore enormemente superiore al valore reale.

Può succedere l’esatto contrario. Nel 2014 forse il più noto e il più amato degli street artist, l’inglese Banksy, mette in vendita a 60 dollari l’una alcune delle proprie opere al Central Park di New York. Alla fine di un’intera giornata mette insieme solo 420 dollari (la prima acquirente compra due quadri “per la stanza dei ragazzi” ottenendo il 50 per cento di sconto). Qui l’articolo e il video del Guardian.
È ancora il Guardian a segnalare che, un anno dopo, il secondo acquirente newyorchese di Banksy (altri due quadri comprati) mette all’asta a Londra i suoi acquisti. Le quotazioni sono di 70mila e di 50mila sterline. “Questo fatto solleva alcune vere domande sulla percezione del valore e della natura dell’arte”, commenta il direttore della casa d’aste.
Un articolo dell’Observer fa il punto sulla faccenda delle quotazioni con un’intervista a Steve Lazarides, gallerista e in precedenza agente di Banksy: quando Bansky comincia, nella Bristol degli anni ‘90, la municipalità non sa ancora riconoscere il valore delle sue opere e la polizia cancella i suoi lavori dai muri. Oggi la città organizza visite alla scoperta di quel che è rimasto. Nel 2000 le tele di Bansky sono in vendita dalle 49.99 alle 129.99 sterline (comprandone due se ne può avere una terza a metà prezzo). Nel 2014 la scultura Submerged Phone Booth viene venduta a oltre 700.000 sterline.

Ovviamente sono innumerevoli le vicende di artisti la cui valorizzazione subisce enormi variazioni nel tempo. Quel che fa Banksy, però, è rilevante perché lui intende mettere in evidenza la componente aleatoria, e puramente situazionale, della percezione del valore: anni prima della trovata di Central Park, nel 2005, Banksy si traveste da pensionato e va ad appendere le proprie opere nei quattro maggiori musei di New York, che se ne accorgono solo il giorno dopo. Qui il video.

Digressione: vi ricordate che da noi fa un discorso del genere, già negli anni Sessanta, Pietro Manzoni? Produce 90 scatole di Merda d’artista da vendersi a peso, ad un prezzo corrispondente a quello di 30 grammi d’oro. Nel 2002 la Tate Gallery ne compra una, la numero 004, pagandola assai più dell’oro. Se volete imbattervi in altre strane opere d’arte, leggete qui.

Ma la mia storia favorita è un’altra ancora, risale al 2008 e riguarda Joshua Bell, un virtuoso del violino di fama internazionale che, in una livida mattina di gennaio, suona Bach per quarantatré minuti in una trafficatissima stazione della metropolitana di Washington. Poche sere prima Bell ha fatto il tutto esaurito con un concerto a Boston. Ma nel caos dei pendolari che si affrettano ad andare in ufficio riesce a mettere insieme solo una manciata di dollari e qualche sguardo distratto. Gene Weingarten è il giornalista che racconta tutto questo sul Washington Post con il bel titolo Pearls before breakfast. E ci si guadagna un premio Pulitzer.

Tutto ciò può suggerire tre cose.
Prima di tutto, converrebbe fare più attenzione al modo in cui i contesti ci influenzano nel riconoscere il valore degli oggetti e dei fenomeni, orientando l’interesse e il rispetto che tendiamo ad attribuirgli. In secondo luogo: nei musei dovremmo considerare le opere per quel che ci sembrano e ci dicono, prima che per dove sono (e se davvero ci piace la stampa di Ikea, evviva: possiamo portarcela a casa con poco). E infine sì, forse sarebbe meglio prestare più attenzione, vedi mai, agli artisti di strada.

Annamaria Testa Nuovo e Utile